12 febbraio 2007

Vittime

Autore: Benny Morris
Argomento: Saggio storico
Voto: 9 (indispensabile)


Immagine di Vittime

Vittime è la storia del conflitto arabo-sionista dal 1881 al 2001.

Benny Morris è uno storico israeliano di sinistra che è stato pure in carcere per aver fatto obiezione di coscienza rifiutandosi di entrare nell'esercito.

Questa precisazione va fatta per capire da che ottica è stata scritta questa storia.

Lo stesso Morris, pur cercando di mantenere la massima imparzialità ed obbiettività, ammette di essersi basato su documenti israeliani anche perchè, di fatto, non esiste una raccolta scientifica e sistematica delle vicende in questione nel mondo arabo.

Vittime è dunque la storia di un conflitto che dura da più di un secolo e che ancora oggi è la scintilla che rischia di fare incendiare tutto il medio-Oriente.

La lettura di Vittime, come quasi tutti i libri prettamente storici, richiede un certo impegno e dedizione perchè i fatti, i personaggi e gli avvenimenti sono molti e ricordarsi gli eventi storici ci aiuta a capire anche ciò che avviene oggi, sfatando anche alcuni luoghi comuni che la dis-informazione scolastica e mediatica ci fa dare per scontati.

L'immigrazione sionista non inizia infatti dopo la Shoa e dopo la II guerra mondiale, ma già negli ultimi anni del XIX secolo a causa dei Pogrom russi e dell'ondata antisemita che pervase tutta l'Europa (famoso il caso Dreyfus reso celebre dal J'accuse di Zola nel 1894) .


Risale dunque al 1881 la prima ondata di immigrati ebrei in Palestina.

Già nel 1917, gli inglesi, con la Dichiarazione Balfour, si impegnano a favorire in Palestina una "Sede Nazionale" per il popolo ebraico.

Nel 1922 la Società delle Nazioni (che poi è diventata l'ONU dopo la II GM) conferma il mandato britannico sulla Palestina e la Trans-Giordania mentre Siria e Libano vengono assegnate alla Francia. Il trono dell'Iraq è assegnato al re Faysal. Questa divisione del territorio arabo, dopo la sconfitta dei Turchi ottomani che lo dominavano, è assolutamente arbitraria e causerà molti dei problemi che ancora oggi persistono nell'area (soprattutto nell'Iraq).

L'immigrazione sionista continua senza sosta, con gli ebrei che comprano a peso d'oro dei terreni pressochè semidesertici e all'epoca improduttivi. Gli ebrei avevano infatti molte ricchezze accumulate in Europa e gli arabi facevano grossi affari vendendo le loro terre.

Il sistema funzionò fino a quando il continuo flusso migratorio e l'alta fertilità degli ebrei li portò a diventare maggioranza in alcune porzioni di Palestina.

Risalgono infatti al 1929 e al 1936 le prime rivolte arabe.

Nel 1937 la Commissione Peel fu la prima a proporre la divisione del paese e il trasferimento degli arabi che si divisero in due fazioni una favorevole alla proposta e una contraria.

E' però la II Guerra Mondiale e l'alleanza degli arabi con l'Asse di Hitller e Mussolini a decretare la loro sconfitta.

Nel 1947 l'ONU sancisce la divisione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico con la grande diaspora degli ebrei verso la nuova "terra promessa" dopo le persecuzioni hitleriane.

Inizia così una guerra civile tra arabi ed ebrei che culminerà nel maggio del '48 con l'invasione di Israele da parte di una coalizione di stati arabi tra cui Egitto, Siria, Giordania, Iraq e Libano.

L'esercito israeliano riesce a sconfiggere ad uno ad uno gli invasori ed a rendere effettiva la nascita dello stato di Israele.

Serviranno altre due grandi guerre (nel '67 la guerra dei 6 giorni, e nel '73 la guerra del kippur) per dare ad Israele i confini attuali e per instaurare il clima d'odio che ancora pervade la regione.

Insomma una storia travagliata in cui Morris definisce "Vittime" entrambi i popoli, quello ebreo-israeliano e quello palestinese in una guerra che sembra non poter avere termine.

Tanti sono gli interessi in ballo nella regione e molte sono le convenienze a mantenere lo stato di guerra.

Gli stati arabi infatti hanno bisogno di un nemico esterno, di un capro espiatorio, per nascondere la assoluta incapacità dei loro governi a produrre risultati in campo economico e sociale nonostante le loro grandi ricchezze naturali.

A Israele conviene mantenersi in guerra perchè è di gran lunga più forte dal punto di vista militare e può mantenere facilmente il proprio status quo senza fare alcuna concessione ai palestinesi. Questo assunto è dimostrato anche dal fatto che Rabin, l'artefice degli accordi di pace del 2000, non fu ucciso da un arabo, ma da un fondamentalista ebreo.

Il libro di Morris è dunque un testo fondamentale per chiunque voglia comprendere la situazione mediorientale basandosi sui fatti e non sugli stereotipi e sulle falsità che ci vengono proposti dalla pseudo-informazione politico-partigiana imperante in Italia.

Indispensabile.


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