22 luglio 2012

I Simulacri

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Autore: Philip K. Dick
Genere: science fiction
Voto: 5 (deludente)

Ho un amaro in bocca dopo aver letto questo libro: l'argomento è attualissimo e, come al solito per Dick, di inquietante preveggenza rispetto ai suoi tempi. La narrazione è però farraginosa. La prima metà del libro è quasi illeggibile, i personaggi sono introdotti in maniera caotica e poco approfondita e la trama è difficilmente comprensibile. La seconda parte è più godibile, ma, in definitiva, mi sembra un romanzo piuttosto scadente considerando il livello dickiano.

02 giugno 2012

I Segreti del Vaticano

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Autore: Corrado Augias
Genere: tra il saggio storico, il pettegolezzo, la diceria e tutto quello che nel taccuino di appunti di Augias riguardasse anche lontanamente il Vaticano.
Voto: 4 (senza capo né coda)

Sembra un minestrone di materiale messo insieme senza nessun filo logico e senza una consecutio temporum. Il più deludente tra i libri di Augias che ho letto finora. Perdibile senza rimpianti.

14 maggio 2012

La casa per bambini speciali di Miss Peregrine


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Autore: Ransom Riggs
Genere: fantasy
Voto: 7 (6 per la storia, 8 per il contorno)

Storiella in bilico tra il thriller, il fantasy e lo storico, con un pizzico di sentimento. Il tutto condito da bellissime foto, un ottimo design grafico ed uno stile accattivante. Non da premio Nobel per la letteratura, ma si legge tutto d'un fiato.

23 giugno 2009

La Paura e la Speranza

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Autore: Giulio Tremonti
Argomento: Saggio Politico
Voto: 3 (6 per la Paura, 0 per la Speranza)

Tre aggettivi: No-Global, illiberale, catto-fascista.

Leggere questo libro è stato molto utile per capire le linee guida del governo Berlusconi IV, dettate dal vero ideologo della destra italiana, il ministro dell'economia Giulio Tremonti.
L'opera di Tremonti è divisa in due parti:

1.
"La Paura" non è altro che l'analisi del recente passato ed, in particolar modo, della globalizzazione dell'economia e dei mercati finanziari.
2.
"La Speranza" sono invece le risposte di Tremonti per superare la crisi italiana ed europea.

L'analisi cerca di spiegare quello che è successo al mondo dopo l'introduzione del WTO (organizzazione mondiale del commercio) e soprattutto dopo l'ingresso della Cina e dei paesi emergenti in questa organizzazione.

In più Tremonti sottolinea la degenerazione della finanza che ha portato l'Occidente sull'orlo della bancarotta, soprattutto con l'ultima crisi dei mutui sub-prime americana, alimentata da speculazioni con gli strumenti derivati anche su titoli di debito come i mutui.

Tremonti è chiaramente un no-global illiberale e colbertiano, ma la sua analisi è sostanzialmente corretta e condivisibile. Il ministro ha infatti capito quali sono i pericoli della globalizzazione per una Europa che esporta ricchezza ed importa disoccupazione e povertà.

Questo lo pone ad un livello sicuramente più elevato rispetto ai no-global di sinistra che criticano la globalizzazione pur non avendone capito i meccanismi ed i pericoli.

L'analisi è però chiaramente illiberale perché ripropone il rafforzamento delle autorità statali e comunitarie per sopperire ai difetti del mercato.

La sua differenziazione tra "liberismo" e "mercatismo" mi ha lasciato abbastanza perplesso, poiché la teoria liberale classica si basa appunto sulla preminenza del mercato e sul ruolo marginale dello Stato nell'economia.

La ricetta tremontiana è invece opposta, tanto che il ministro del tesoro vede nel ritorno in auge della "politica" e dei "valori" l'unico modo per superare la crisi di stagnazione, che pervade l'Europa da ormai molti anni.

Paradossalmente Tremonti affibbia tutte le colpe alla sinistra, sia quando si è comportata in maniera statalista, sia quando si è comportata in modo liberale, cercando di esportare a tutto il mondo l'economia capitalista di mercato.

La maggiore critica è proprio quella di aver fatto entrare i paesi in via di sviluppo nel WTO troppo in fretta, se si confronta col cinquantennio necessario per maturare il mercato comune europeo.

Mercatismo sfrenato e degenerazione della finanza sono quindi i mali che hanno portato l'Europa sul baratro, ma quali sono le risposte per uscire dalla crisi?

Tremonti, da buon liberale a parole, propone la classica ricetta fascista del Dio, Patria e Famiglia, rivisitata e rimodernata in 7 parole d'ordine: Valori, Famiglia e Identità, Autorità, Ordine, Responsabilità, Federalismo.

Per i primi tre termini è chiara la volontà di uniformarsi alla dottrina sociale della Chiesa Cattolica e Tremonti dichiara apertamente che non esiste speranza senza spiritualità e senza il ritorno di Dio al centro della vita pubblica italiana ed europea.

Chiaramente il nostro buon Giulio si è studiato il programma che ha portato George W. Bush alla rielezione sfruttando proprio il richiamo a Dio, molto sentito anche nel nostro paese a causa della prossimità del Vaticano.

Dio dunque è il punto di riferimento spirituale, i valori giudaico-cristiani sono la base della civiltà e della identità europea e la famiglia è vista esclusivamente nel modello classico.

Niente Dico, Pacs o convivenze etero od omosessuali sono contemplate nel piano tremontiano.

Su Ordine ed Autorità c'è poco da dire, se non che il pensiero parte proprio da una critica del '68, responsabile di aver abbattuto questi due cardini della società auspicata dal Nostro.

Responsabilità e Federalismo sono in pratica due facce della stessa medaglia, dato che il federalismo fiscale si dovrebbe basare proprio sulla volontà di responsabilizzare la spesa degli enti locali.

Ma la vera chicca del libro, Tremonti la riserva proprio al finale: dopo aver criticato la sinistra per lo statalismo e per lo sviluppo drogato dalla spesa pubblica, cosa propone il ministro lombardo per dare una boccata d'aria alla sfiatata Europa? La emissione di Euro Bonds, ovvero per diminuire i debiti pubblici dei paesi europei, bisognerebbe fare indebitare l'Europa stessa.

Magnifico!

Non ci resta che toglierci il cappello davanti all'ideatore di un nuovo modello politico-economico: si unisce un pizzico di mercato a due cucchiaiate di statalismo. Si mescola il tutto con un substrato catto-fascista e la zuppa è pronta.

Povera Italia.

Una Stagione Selvaggia

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Autore: Joe Lansdale
Voto: 7

Pulp allo stato puro!

Merda, sesso, sangue e violenza.
Tutti gli ingredienti del pulp sono presenti in quest'opera di Lansdale.
I protagonisti risultano essere delle vere macchiette: il bianco macho, il nero gay, la bionda idealista, il ciccione complessato, lo sfregiato dopppiogiochista, ecc...
Il tutto condito dall'aura sessantottina.
In definitiva, un libro molto divertente da leggere ed accattivante, ma sicuramente non un capolavoro della narrativa.

15 luglio 2008

Il Grande Sonno

Immagine di Il grande sonno


Autore: Raymond Chandler
Argomento: Romanzo Noir
Voto: 7 Hollywoodiano

Se vi piacciono i detectives tutti d'un pezzo dei film americani degli anni '50, vi piacerà sicuramente la figura di Marlowe ed in modo particolare questo noir scritto in maniera tale da sembrare una sceneggiatura bella e pronta per Hollywood.

Lettura piacevole.

12 luglio 2008

Io Uccido

Immagine di Io uccido


Autore: Giorgio Faletti
Genere: Romanzo Giallo
Voto: 5 Noioso e Sopravvalutato

Ci sono talmente tanti colpi di scena, che a pagina 400 si è talmente annoiati da non vedere l'ora che il libro finisca.

L'identità dell'assassino si capisce quasi subito (anche senza essere degli esperti di gialli) e le trame di contorno sono così melense e scontate da lasciare una sensazione di deja-vu.

Noioso e sopravvalutato.

01 aprile 2008

Girolamo Simoncelli - La storia e la memoria

Autore: Marco Severini
Argomento: biografia
Voto: 7 (scarno ed agiografico)

La biografia del mio concittadino, il senigalliese Girolamo Simoncelli, scritta dal professor Marco Severini è sicuramente interessante e benvenuta, ma l'ho trovata estremamente scarna ed agiografica sulla figura del "martire della libertà".

In effetti è molto convincente la parte in cui Severini smonta la tesi accusatoria della Sagra Consulta, il tribunale ecclesiastico, con documenti dell'epoca mai presi in considerazione dalle precedenti biografie.

La condanna di Simoncelli fu infatti un mero omicidio politico, in un contesto in cui c'era stata una "rivoluzione", con l'avvento della Repubblica Romana, e una "restaurazione" con il ritorno del Papa a Roma grazie all'aiuto delle armate francesi, asburgiche e borboniche.

Essendo Simoncelli il principale esponente della Repubblica Romana a Senigallia, egli fu un facile capro espiatorio della repressione pontificia.

E' molto carente invece la parte che riguarda il rapporto tra Simoncelli, capo della Guardia Nazionale (la polizia dell'epoca), e la "Compagnia Infernale" o gli "Ammazzarelli" che infestò il senigalliese negli anni seguenti alla fuga del Papa a Gaeta e della Repubblica Romana.

Di questo rapporto non c'è alcuna analisi approfondita, ma l'autore si limita a citare dei documenti dell'epoca che dipingono il Simoncelli come un paciere tra questi gruppi anarcoidi ed i potentati del vecchio regime.

Il compito di Simoncelli sarebbe stato quello di reprimere con maggior vigore i gruppi sottoproletari guidati da Gaspare Francesconi, detto "lasagna", il cui rapporto col patriota senigalliese non appare ben chiaro.

In questo contesto si delinea l'incapacità di Simoncelli di mantenere l'ordine, cosa grave per un capo della polizia, e di fronteggiare una situazione molto complicata con maggior vigore.

Tra i suoi errori e le sue manchevolezze vanno dunque ascritti sia l'uccisione dei detenuti sotto la sua custodia alla Rocca di Senigallia, sia l'avventato arresto e il trasferimento ad Ancona del conte Arsilli (non Armellini come scritto in precedenza) e dei parenti di Pio IX (fatto con le più buone intenzioni, ma conseguenza dell'incapacità della polizia di garantire la sicurezza delle persone).

Insomma i tre capi di imputazione per cui Simoncelli fu condannato a morte hanno una certa logicità, non sono del tutto pretestuosi, anche se la pena appare assolutamente sproporzionata alla gravità delle colpe, invece l'autore sorvola del tutto su queste riflessioni incensando senza ritegno la figura, comunque positiva, del nostro concittadino.

Alla fine della lettura verrebbe da dire: "Simoncelli santo subito", mentre ci si sarebbe potuto aspettare un maggiore approfondimento ed un maggiore spirito critico.

Interessante la parte memorialistica con l'evoluzione della storiografia su Simoncelli e la diatriba tra laici e clericali sulle figure del patriota della Repubblica Romana e di Pio IX.