01 aprile 2008

Girolamo Simoncelli - La storia e la memoria

Autore: Marco Severini
Argomento: biografia
Voto: 7 (scarno ed agiografico)

La biografia del mio concittadino, il senigalliese Girolamo Simoncelli, scritta dal professor Marco Severini è sicuramente interessante e benvenuta, ma l'ho trovata estremamente scarna ed agiografica sulla figura del "martire della libertà".

In effetti è molto convincente la parte in cui Severini smonta la tesi accusatoria della Sagra Consulta, il tribunale ecclesiastico, con documenti dell'epoca mai presi in considerazione dalle precedenti biografie.

La condanna di Simoncelli fu infatti un mero omicidio politico, in un contesto in cui c'era stata una "rivoluzione", con l'avvento della Repubblica Romana, e una "restaurazione" con il ritorno del Papa a Roma grazie all'aiuto delle armate francesi, asburgiche e borboniche.

Essendo Simoncelli il principale esponente della Repubblica Romana a Senigallia, egli fu un facile capro espiatorio della repressione pontificia.

E' molto carente invece la parte che riguarda il rapporto tra Simoncelli, capo della Guardia Nazionale (la polizia dell'epoca), e la "Compagnia Infernale" o gli "Ammazzarelli" che infestò il senigalliese negli anni seguenti alla fuga del Papa a Gaeta e della Repubblica Romana.

Di questo rapporto non c'è alcuna analisi approfondita, ma l'autore si limita a citare dei documenti dell'epoca che dipingono il Simoncelli come un paciere tra questi gruppi anarcoidi ed i potentati del vecchio regime.

Il compito di Simoncelli sarebbe stato quello di reprimere con maggior vigore i gruppi sottoproletari guidati da Gaspare Francesconi, detto "lasagna", il cui rapporto col patriota senigalliese non appare ben chiaro.

In questo contesto si delinea l'incapacità di Simoncelli di mantenere l'ordine, cosa grave per un capo della polizia, e di fronteggiare una situazione molto complicata con maggior vigore.

Tra i suoi errori e le sue manchevolezze vanno dunque ascritti sia l'uccisione dei detenuti sotto la sua custodia alla Rocca di Senigallia, sia l'avventato arresto e il trasferimento ad Ancona del conte Arsilli (non Armellini come scritto in precedenza) e dei parenti di Pio IX (fatto con le più buone intenzioni, ma conseguenza dell'incapacità della polizia di garantire la sicurezza delle persone).

Insomma i tre capi di imputazione per cui Simoncelli fu condannato a morte hanno una certa logicità, non sono del tutto pretestuosi, anche se la pena appare assolutamente sproporzionata alla gravità delle colpe, invece l'autore sorvola del tutto su queste riflessioni incensando senza ritegno la figura, comunque positiva, del nostro concittadino.

Alla fine della lettura verrebbe da dire: "Simoncelli santo subito", mentre ci si sarebbe potuto aspettare un maggiore approfondimento ed un maggiore spirito critico.

Interessante la parte memorialistica con l'evoluzione della storiografia su Simoncelli e la diatriba tra laici e clericali sulle figure del patriota della Repubblica Romana e di Pio IX.