16 febbraio 2007

Maledetti Americani

Autore: Massimo Teodori
Argomento: Saggio Politico
Voto: 7.5

Immagine di Maledetti americani

Massimo Teodori ci spiega, in poche pagine ed in modo molto semplice e diretto, perchè destra, sinistra e cattolici italiani abbiano tutti dei motivi di rancore verso gli americani.

Un risentimanto bipartisan che non ha mai permesso di avere con gli americani un rapporto franco di amicizia in cui chi sta con gli americani non sia solo un guerrafondaio o un edonista e chi li critica non sia per forza un comunista o un anti-occidentale.

Insomma alleati più per convenienza che per vera amicizia con coloro che, bisogna ricordarlo, ci hanno liberati dal fascismo e, grazie anche al piano Marshall, hanno favorito il nostro sviluppo economico del dopoguerra.

Per ordinare i tuoi libri preferiti fai clic qui

12 febbraio 2007

Vittime

Autore: Benny Morris
Argomento: Saggio storico
Voto: 9 (indispensabile)


Immagine di Vittime

Vittime è la storia del conflitto arabo-sionista dal 1881 al 2001.

Benny Morris è uno storico israeliano di sinistra che è stato pure in carcere per aver fatto obiezione di coscienza rifiutandosi di entrare nell'esercito.

Questa precisazione va fatta per capire da che ottica è stata scritta questa storia.

Lo stesso Morris, pur cercando di mantenere la massima imparzialità ed obbiettività, ammette di essersi basato su documenti israeliani anche perchè, di fatto, non esiste una raccolta scientifica e sistematica delle vicende in questione nel mondo arabo.

Vittime è dunque la storia di un conflitto che dura da più di un secolo e che ancora oggi è la scintilla che rischia di fare incendiare tutto il medio-Oriente.

La lettura di Vittime, come quasi tutti i libri prettamente storici, richiede un certo impegno e dedizione perchè i fatti, i personaggi e gli avvenimenti sono molti e ricordarsi gli eventi storici ci aiuta a capire anche ciò che avviene oggi, sfatando anche alcuni luoghi comuni che la dis-informazione scolastica e mediatica ci fa dare per scontati.

L'immigrazione sionista non inizia infatti dopo la Shoa e dopo la II guerra mondiale, ma già negli ultimi anni del XIX secolo a causa dei Pogrom russi e dell'ondata antisemita che pervase tutta l'Europa (famoso il caso Dreyfus reso celebre dal J'accuse di Zola nel 1894) .


Risale dunque al 1881 la prima ondata di immigrati ebrei in Palestina.

Già nel 1917, gli inglesi, con la Dichiarazione Balfour, si impegnano a favorire in Palestina una "Sede Nazionale" per il popolo ebraico.

Nel 1922 la Società delle Nazioni (che poi è diventata l'ONU dopo la II GM) conferma il mandato britannico sulla Palestina e la Trans-Giordania mentre Siria e Libano vengono assegnate alla Francia. Il trono dell'Iraq è assegnato al re Faysal. Questa divisione del territorio arabo, dopo la sconfitta dei Turchi ottomani che lo dominavano, è assolutamente arbitraria e causerà molti dei problemi che ancora oggi persistono nell'area (soprattutto nell'Iraq).

L'immigrazione sionista continua senza sosta, con gli ebrei che comprano a peso d'oro dei terreni pressochè semidesertici e all'epoca improduttivi. Gli ebrei avevano infatti molte ricchezze accumulate in Europa e gli arabi facevano grossi affari vendendo le loro terre.

Il sistema funzionò fino a quando il continuo flusso migratorio e l'alta fertilità degli ebrei li portò a diventare maggioranza in alcune porzioni di Palestina.

Risalgono infatti al 1929 e al 1936 le prime rivolte arabe.

Nel 1937 la Commissione Peel fu la prima a proporre la divisione del paese e il trasferimento degli arabi che si divisero in due fazioni una favorevole alla proposta e una contraria.

E' però la II Guerra Mondiale e l'alleanza degli arabi con l'Asse di Hitller e Mussolini a decretare la loro sconfitta.

Nel 1947 l'ONU sancisce la divisione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico con la grande diaspora degli ebrei verso la nuova "terra promessa" dopo le persecuzioni hitleriane.

Inizia così una guerra civile tra arabi ed ebrei che culminerà nel maggio del '48 con l'invasione di Israele da parte di una coalizione di stati arabi tra cui Egitto, Siria, Giordania, Iraq e Libano.

L'esercito israeliano riesce a sconfiggere ad uno ad uno gli invasori ed a rendere effettiva la nascita dello stato di Israele.

Serviranno altre due grandi guerre (nel '67 la guerra dei 6 giorni, e nel '73 la guerra del kippur) per dare ad Israele i confini attuali e per instaurare il clima d'odio che ancora pervade la regione.

Insomma una storia travagliata in cui Morris definisce "Vittime" entrambi i popoli, quello ebreo-israeliano e quello palestinese in una guerra che sembra non poter avere termine.

Tanti sono gli interessi in ballo nella regione e molte sono le convenienze a mantenere lo stato di guerra.

Gli stati arabi infatti hanno bisogno di un nemico esterno, di un capro espiatorio, per nascondere la assoluta incapacità dei loro governi a produrre risultati in campo economico e sociale nonostante le loro grandi ricchezze naturali.

A Israele conviene mantenersi in guerra perchè è di gran lunga più forte dal punto di vista militare e può mantenere facilmente il proprio status quo senza fare alcuna concessione ai palestinesi. Questo assunto è dimostrato anche dal fatto che Rabin, l'artefice degli accordi di pace del 2000, non fu ucciso da un arabo, ma da un fondamentalista ebreo.

Il libro di Morris è dunque un testo fondamentale per chiunque voglia comprendere la situazione mediorientale basandosi sui fatti e non sugli stereotipi e sulle falsità che ci vengono proposti dalla pseudo-informazione politico-partigiana imperante in Italia.

Indispensabile.


Per ordinare i tuoi libri preferiti fai clic qui

11 febbraio 2007

Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale

Autore: Erich Maria Remarque
Argomento: Romanzo Storico
Voto: 8

Immagine di Niente di nuovo sul fronte occidentale


La storia di un giovane, Paolo Baumer, e dei suoi compagni che, poco più che adolescenti, vengono sbattuti in prima linea nel fronte franco-tedesco durante la prima guerra mondiale.

I giovani si trovano faccia a faccia con l'insensatezza e la brutalità della guerra, in una condizione di vita che toglie loro gran parte dell'umanità laciandogli solo lo spirito di sopravvivenza.

Nella carneficina, gli amici di Paolo muoiono ad uno ad uno nella quasi indifferenza e con un fatalismo che vede nella morte l'unica certezza nel futuro prossimo di questi ragazzi.

Anche Paolo cadrà vittima di una granata proprio quando la guerra sembrava essere sul punto di terminare "nel 1918 in una giornata così calma e silenziosa su tutto il fronte che il bollettino del Comando Supremo si limitava a queste parole: niente di nuovo sul fronte occidentale".

Niente di nuovo, solo distruzione e morte, sempre la solita vecchia guerra.

Per ordinare i tuoi libri preferiti fai clic qui

La Guerra dei Dieci Anni

Autore: Alessandro Marzo Magno e vari altri
Argomento: saggio sulla guerra nella ex-Yugoslavia
Voto: 7.5

Immagine di La Guerra dei Dieci Anni


Un libro molto interessante per chi voglia capire i motivi che spinsero i vari popoli della ex-Yugoslavia a darsi battaglia tra loro tra il 1991, data della proclamazione di indipendenza della Slovenia, fino al 2001 quando Slobodan Milosevic, l'uomo che aveva spedito i carrarmati federali contro gli sloveni, venne finalmente rinchiuso in un carcere di Belgrado.

Il libro è molto dettagliato e sicuramente non di parte visto che denuncia le atrocità commesse da tutte le parti in causa, senza però tacere le gravi colpe di chi, cercando di mantenere una unità antistorica, cercò in tutti i modi di negare alle altre popolazioni la possibilità di autodeterminarsi.

Molto ben fatte sono anche le descrizioni dei vari leaders politici e militari che giocarono dei ruoli fondamentali nella guerra: da Milosevic, il comunista nazionalista serbo che cercò prima di preservare in tutti i modi l'unità nazionale e, in seguito, di aiutare i leaders serbo-bosniaci in virtù del pan-serbismo, ai vari Arkan, la tigre, Mladic, Karadzic, il leader dei serbo-bosniaci, Tudjman, il presidente croato nazionalista e fascista, fino al leader serbo-musulmano Izetbegovic.

Insomma una guerra di 10 anni è stata combattuta nel pieno dell'Europa, a due passi dall'Italia, sotto gli occhi delle truppe dell'ONU, che hanno assistito inermi a massacri (come a Srebrenica), e dei vari inviati di pace occidentali.

Serve dunque chiedersi il perchè ciò sia successo: dal libro emerge la teoria Huntingtoniana (citata esplicitamente) della guerra di civiltà.

Nulla teneva insieme tre popoli -i serbi, cristiano-ortodossi, i croati, cristiano-cattolici, e i musulmani- dopo la morte di Tito e dopo la caduta del comunismo.

Non sono solo l'ostinazione e la cecità dei dirigenti politici a non aver permesso una dissoluzione consensuale di un paese che è sempre vissuto in stato di guerra fin dalle invasioni turche del XVI secolo, fin dalle lotte tra russi ed austriaci che hanno fatto da scintilla alla I Guerra Mondiale, fin dalle lotte tra i fascisti croati e i comunisti serbi nella II GM che portarono alla vittoria di Tito ed all'unificazione dei popoli yugoslavi in uno stato tenuto assieme solo dall'ideologia comunista e dalla dittatura titina (un inqiuietante parallelo può essere fatto con l'odierno Iraq).

Il libro è comunque molto ben fatto anche se di lettura difficile perchè ci sono tantissimi nomi, tanti fatti da ricordare ed è assolutamente necessaria una cartina per capire l'ubicazione dei vari eventi.

Utile per chi voglia approfondire le ragioni di una guerra che ha messo a ferro e fuoco i balcani per l'ennesima volta.

Per ordinare i tuoi libri preferiti fai clic qui